Sotto la spinta ambientalista si sta diffondendo anche in Italia un nuovo sistema economico, dove al centro c’è il riutilizzo degli scarti.

Nulla si crea e si distrugge, tutto si trasforma. Il concetto, formulato per la prima volta dallo scienziato Lavoiser nel lontano ‘700, descrive bene un modello di economia che si sta proponendo ai giorni nostri. Si chiama Economia Circolare e punta a diventare il sistema economico del futuro, dove il materiale di scarto non si distrugge, ma si trasforma per creare un nuovo prodotto. Un approccio dove tutto si ripresenta in un circolo continuo. Anzi in un cerchio.

Cosa è e come funziona l’ Economia Circolare

L’ economia circolare “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola”, secondo la definizione che ne dà la Ellen MacArthur Foundation, una delle realtà più attive nella promozione di questo modello di sviluppo. In altre parole, è un sistema economico che prevede il riutilizzo dei materiali in successivi cicli produttivi. Il rifiuto non è destinato alla spazzatura ma vive più a lungo, in quanto viene ripensato, rimodellato e recuperato per generare un nuovo prodotto. In questo modo si riducono gli sprechi e si preservano le risorse naturali disponibili. E così le vinacce esauste in agricoltura diventano un tessuto di pelle vegetale, i gusci di uovo si trasformano in bioplastica e dagli pneumatici fuori uso si ricavano isolanti acustici.

 

Dalla linea al cerchio, perché?

Il concetto di economia circolare risponde al desiderio di crescita sostenibile, in un contesto di crescente sensibilità alle tematiche ambientali e di fronte a uno sfruttamento esagerato delle risorse naturali. Finora l’economia ha funzionato con un modello lineare, basato cioè sull’estrazione di materie prime, sulla produzione, sul consumo di massa e infine sullo smaltimento del rifiuto. Un modello in cui ogni prodotto è inesorabilmente destinato ad arrivare a fine vita, ossia nella spazzatura.

Questo processo lineare però presenta delle inefficienze, soprattutto sul piano della sostenibilità ambientale. Dal Circularity Gap Report, stilato da Circle Economy, emerge infatti che il 67% delle emissioni di gas ad effetto serra è dovuto all’estrazione, alla lavorazione e alla produzione di materie prime. Non solo. Il ritmo di estrazione delle risorse è in forte accelerazione per effetto dello sviluppo economico: è aumentato di 12 volte dal 1900 al 2015 e si prevede che raddoppierà ulteriormente nei prossimi 35 anni.

Un tale sfruttamento delle risorse naturali, che sono disponibili in quantità limitate, non potrà essere sostenuto a lungo dall’ambiente. Da qui la necessità di ripensare il modello di produzione e di crescita e includere il riutilizzo e il riuso dei materiali.

 

I 5 principi dell’Economia Circolare

L’ approccio circolare coinvolge tutte le fasi della produzione ed esige il rispetto di cinque principi base, individuati dalla Fondazione Ellen McArthur:

  1. Eco-progettazione: il prodotto deve essere progettato pensando al suo impiego a fine vita, quindi con caratteristiche che ne permettano lo smontaggio o la ristrutturazione.
  2. Modularità e versatilità, il prodotto deve essere in grado di adattarsi al cambiamento delle condizioni esterne.
  3. Energia pulita, il processo produttivo deve avvenire utilizzando le energie rinnovabili.
  4. Approccio eco-sistemico, il modello deve considerare le relazioni causa-effetto tra le diverse componenti.
  5. Recupero dei materiali, le risorse utilizzate devono provenire da scarti o rifiuti evitando l’estrazione di materie prime vergini.

ECONOMIA CIRCOLARE

I benefici dell’Economia Circolare

I benefici derivanti da un modello circolare sono soprattutto ambientali, con la riduzione degli scarti e dei rifiuti, oltre che un minor sfruttamento delle materie vergini. Ma non solo. L’intero tessuto economico-sociale ne guadagna in termini di competitività, innovazione e occupazione. L’economia circolare infatti stimola la creatività nella progettazione e ripensamento dei materiali, generando nuove idee imprenditoriali e dando vita a innovative linee di business.

 

A che punto siamo?

L’Italia ha saputo cogliere meglio di altri paesi le opportunità derivanti dall’Economia Circolare. Secondo il rapporto realizzato dal Circular Economy Network, l’Italia è al primo posto per il riutilizzo di materiali produttivi, superando le cinque principali economie europee. Ma non c’è da fermarsi, anzi, perché la strada è ancora lunga e la corsa italiana verso i traguardi della circolarità rischia di arrestarsi, mentre quella degli altri grandi paesi del continente sta prendendo slancio. La capacità di circolarità in Italia è infatti cresciuta in un anno di un solo punto, contro la Francia, per esempio, che ne ha aggiunti sette o la Spagna che ne ha guadagnati ben 13.

Per accelerare il passaggio da una economia lineare a una circolare e non perdere una importante occasione è necessario però avviare un cambiamento sistemico, che coinvolga cioè non solo le imprese ma anche le istituzioni e le autorità internazionali attraverso normative, incentivi e piani di sviluppo, così come i consumatori attraverso comportamenti di acquisto più consapevoli e attenti.

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